Fare l’analisi grafologica della scrittura di Donald John Trump è quanto di più semplice si possa immaginare.
Il candidato alla presidenza degli Stati Uniti detiene infatti il non invidiabile primato di presentare nella sua scrittura uno dei segni grafologici più rari – e più moralmente eccepibili – dell’intero sistema grafologico morettiano.
La grafia di Trump si caratterizza infatti per la presenza del segno grafologico Irta, che Moretti nel suo libro I grandi dalla scrittura, attribuisce soltanto a 4 “celebrità” su 219 (pari a circa l’1,8% del campione): Albrecht Dürer, Giovanni Giocondo, Giorgio Vasari e Friedrich Nietzsche.
È tuttavia al controverso autore di Così parlò Zarathustra che attribuisce il punteggio più elevato del segno (9/10) con un giudizio tanto tranchant da non apparire equivocabile: «è un candidato al manicomio».
E in effetti Nietzsche in manicomio ci era finito davvero, e per la precisione nel 1889, dopo una celebre crisi di nervi in piazza Carignano, nei pressi della sua casa torinese: «vedendo il cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere, abbracciò l’animale, pianse, finendo per baciarlo; in seguito cadde a terra urlando in preda a spasmi» (1).
Sulle cause della follia di Nietzsche – da cui non si riprenderà mai più, fino alla morte per polmonite il 25 agosto del 1900 – sono state avanzate varie ipotesi tra cui la sifilide, il disturbo bipolare, l’avvelenamento da mercurio, la presenza di un meningioma sul nervo ottico e una precoce demenza frontotemporale.
Probabilmente non sapremo mai quale morbo afflisse Friedrich Nietzsche e di certo Donald Trump, per quanto eccentrico e decisamente anticonformista, non è mai arrivato agli eccessi a cui si è spinto il filosofo e filologo tedesco (2).
Non è forse un caso, tuttavia, che la psichiatria sia stata spesso tirata in ballo, più come arma dialettica che come diagnosi, quando si è trattato di esprimere il proprio disagio nei confronti della candidatura in politica del bizzarro imprenditore newyorchese.
David Letterman, il celebre anchorman statunitense, ha detto senza mezzi termini che Donald Trump «dovrebbe prendere un appuntamento con uno psichiatra», Hillary Clinton ha rilanciato sostenendo che l’adorazione che il tycoon nutre per i tiranni dovrebbe essere oggetto di una valutazione specialistica e Webster Tarpley ha chiosato sostenendo che «il plurimiliardario ha un gigantesco complesso di inferiorità che compensa con un’impresentabile aggressività».
Oltre alle “diagnosi” più o meno improvvisate a Donald Trump sono state anche rivolte accuse, ben più pesanti, di molestie sessuali. Nel corso della campagna elettorale ben quindici donne (3) hanno affermato di aver subito molestie sessuali da Trump (una delle quali, addirittura tredicenne, lo avrebbe denunciato per stupro) (4). Trump ha rispedito prontamente le accuse al mittente ma non ha potuto negare la veridicità di un filmato che lo ritrae mentre nel 2005 dà fondo al suo arsenale di vanterie machiste (5). Che Trump non possa essere considerato un fervente sostenitore dei diritti delle donne è peraltro evidente se solo si scorrono le sue dichiarazioni al riguardo dagli anni ’80 ai giorni nostri (6).
Fermo restando che abbiamo a che fare con un personaggio quanto meno “controverso” vediamo cosa ha da dirci la grafologia al riguardo.
Senza la pretese di voler fornire un ritratto completo ci limiteremo in questa sede solo ad alcune considerazioni in quanto prenderemo in esame solo una delle quindici categorie che sono alla base del metodo grafologico-morettiano (7), il continuum curvilineità-angolosità.
Palaferri chiarisce come questa sia una «categoria orientativa dell’analisi, perché all’interno della personalità è indice di continuum tra due opposte polarità attitudinali di relazione: Io-Tu, ciclotimia, schizotimia (tendenza ad adattarsi e consacrarsi all’ambiente o, all’opposto, contrapposizione cosciente dell’Io all’ambiente). Mentre Curva si inserisce nel circolo delle simbiosi umane, Angolosa oppone resistenza – ragionevole o irragionevole – fino alla rottura di relazione».
La scrittura nasce Curva – è quella che ci viene insegnata a scuola e che costituisce, per definizione, il cosiddetto “modello scolastico” – ma gli urti della vita e gli accidenti dell’esistenza possono acciaccarla e renderla via via più Angolosa. Se la scrittura Curva è indice di adattamento – che può essere persino eccessivo negli alti gradi del segno – Angolosa è indice del suo opposto in quanto «registra il grado di tensione-resistenza dei sistemi di vigilanza e di controllo nei confronti dell’ambiente».
Con il segno Angolosa di grado elevato il soggetto non solo «difende irrazionalmente L’Io e le sue istanze ma assale preventivamente l’oggetto». L’Io si difende retraendosi su stesso e il «termine risentimento entra nel significato deteriore di acredine, di asprezza, di animosità, di conflittualità, di aggressività e di ruminazione di vendetta».
La ragione fisiologica del segno sta nella tensione muscolare dettata dall’irritazione ma è interessante notare che anche dal punto di vista semantico e linguistico l’angolo sia universalmente associato ai significati che la grafologia gli attribuisce.
Di una persona difficile diciamo infatti che ha un carattere “spigoloso”, e che farebbe bene a “smussarne gli angoli”, così come di un’intelligenza portata alla sottigliezza e alla contraddizione affermiamo che è “acuta”.
Fin qui nulla di nuovo, dal momento che la categoria Curva-Angolosa è presente in pressoché qualsiasi sistema grafologico. Nella grafologia francese, ad esempio, si ha la scrittura rotonda (ronde) da una parte e la scrittura angolosa (anguleuse) dall’altra con significati del tutto sovrapponibili a quelli sin qui delineati. La scrittura angolosa, infatti, è propria di chi ha un carattere «contestatore, caparbio e stizzoso» e nelle scritture non armoniose esprime «contraddizione e ostinazione». Il tracciato molto rotondo, d’altro canto, «richiede uno sforzo minore dell’angolo» ed «è quindi praticato dalle nature miti, molli, pigre, la cui caratteristica principale è di accettare senza protesta tutto ciò che si propone loro, senza farsi alcuno scrupolo di cambiare parere, dopo un’alzata di spalle». La virtù, quindi, anche in questo caso sta nel mezzo, ovvero in una scrittura tendenzialmente curvilinea ma dotata di quel tanto di angolosità che non la renda molle ed eccessivamente remissiva. Chi si adatta a tutto, dopo tutto, non ha una personalità qualsivoglia, e di conseguenza iniziativa o spirito di intraprendenza.
Ciò che è interessante nelle semetiotica morettiana tuttavia, è che Moretti va oltre l’Angolosa per delineare tre ulteriori segni di crescente “spigolosità” che sono tutti interessanti per i nostri scopi in quanto ci aiutano a comprendere meglio la personalità di Donald Trump.
Per quanto riguarda Angolosa, che è alla base della triade “Acuta, Secca, Irta”, Moretti precisa che il segna consta della presenza di Angoli A (al vertice inferiore degli ovali) e di Angoli B (al vertice superiore)(8).
Al primo segno Palaferri attribuisce i seguenti significati: «egoismo, difficoltà di adattamento e mancanza di sana capacità di dipendenza», «iperreattività con facili toni vendicativi e aggressivi», «tendenza all’avversione e al contrato», «denigrazione come espressione di risentimento e di vendetta», «psichismo ipersensibile e permaloso, facilmente irretito da risentimenti, da pregiudizi, da acredine», «visione ostile della vita che porta ad assalire ancor prima di un esame obiettivo delle situazioni», «nevrotica e generalizzata sensazione di contrasto da parte dell’ambiente», «grettezza e chiusura psichica e mentale», «gusto di vedere umiliati e in difficoltà gli avversari (sadismo)», «individualismo gretto e risentito».
Anche se volessimo fermarci qua, e di certo non vogliamo, il ritratto grafologico sembrerebbe nel caso specifico del tutto accurato, almeno se consideriamo l’immagine di sé che Trump proietta al mondo.
Se gli Angoli A danno luogo al risentimento, più o meno legittimo, gli Angoli B (di grado elevato) sono, al contrario, indice di testardaggine, ovvero della tendenza a difendere ad oltranza le proprie credenze, a prescindere da qualsiasi ragionevolezza e qualsivoglia confutazione. Sul piano intellettivo si ha quindi «chiusura nel mondo delle proprie idee ed esigenze», «ostinazione e testardaggine che si appigliano sofisticamente a cavilli per non cederle e averla vinta», «soggettività di giudizi e di valutazioni per mancanza del dovuto distacco emotivo e affettivo», «imposizione delle proprie idee e vedute», «puerili e interminabili discussioni per cause da nulla». Il risentimento e la permalosità di Angoli A tendono quindi ad avere un corrispettivo puntuale sul piano intellettivo che potremmo sintetizzare con l’espressione «atteggiamento resistivo, intransigente e istintivamente portato a non cedere in nulla e per nessun motivo».
Sembra difficile rendere peggiore di quanto non sia un quadro del genere ma come abbiamo visto Angolosa (di grado elevato) è solo il grado zero dell’egocentrismo, laddove Trump, con il segno Irta, si colloca al grado massimo, il terzo. Ne consegue che tutti i significati degli accrescitivi di Angolosa sono applicabili anche alla sua scrittura e di conseguenza, almeno secondo la grafologia, alla sua personalità.
Il grado 1 è rappresentato dal segno Acuta che non è altro che un peggiorativo del segno Angolosa. Oltre agli angoli molto «appuntiti ai vertici inferiori e superiori, con un’apertura goniometrica non superiore ai 30° o al massimo 45°» sono requisiti del segno anche la presenza di Stretto di lettere, Stretto tra lettere e (in genere ma non necessariamente) di Largo tra parole.
Indicare analiticamente i criteri di rilevazione di questi segni esula dai limiti di quest’articolo e pertanto ci limiteremo a darne una caratterizzazione molto sommaria, rimandando per gli approfondimenti alla letteratura di settore (9). Lo Stretto di lettera è tanto più accentuato quanto minore è il rapporto tra larghezza e altezza dell’ovale, ovvero quanto più l’ovale è stretto. Lo Stretto tra lettere, come suggerisce il nome, è tanto maggiore quanto minore è lo spazio tra due lettere contigue. Infine, il Largo tra parole è tanto maggiore quanto più è elevata la distanza tra due parole consecutive.
Per quanto riguarda i significati del segno Acuta sono gli stessi del segno Angolosa ma portati all’eccesso: «gusto sadico di colpire ridicolizzando gli aspetti difettosi o lacunosi dell’avversario, come per distruggerlo», «spirito vendicativo», «diffidenza», «gelosia».
Moretti dà al segno anche una caratterizzazione di tipo “psicopatologico” e vi vede la tendenza «a forme nevrotiche e maniache di persecuzione e di incomprensione da parte degli altri» nonché «a shock affettivi, a forme depressive, a malinconie querule» (10), in quanto «il lungo ricercare le forme raffinate di vendetta, la ruminazione mentale, l’insoddisfazione, il senso dell’isolamento, facilmente presenti negli alti gradi di Acuta, portano a forme disintegrate della personalità». Non manca una notazione che potremmo definire “psicosomatica” in quanto Moretti vede nel segno «la tendenza all’ipertensione e ai disturbi vegetativi». La considerazione può forse far sorridere se non fosse che Trump soffre effettivamente di ipertensione (11), anche se in compagnia di milioni di americani.
Il livello successivo di egocentrismo è rappresentato dal segno Secca, che aggiunge al quadro l’avarizia «affettiva, mentale e materiale». Questo complesso di tendenze prelude, a sua volta, al segno Irta che ha luogo quando la scrittura presenta – oltre al segno Acuta – striminzitezza grafica e tratti marcati e ispidi. Ha un’impronta facilmente riconoscibile in quanto, come nota Moretti, «rassomiglia a un fascio di capelli irsuti», in cui le aste inferiori e superiori si estendono «come capelli non domabili».
Le indicazioni sono le stesse di Acuta ma, ancora una volta, con un’accezione ulteriormente negativa. Il segno indica infatti «assalto di lotta intellettivo e morale tanto con se stesso che con gli altri».
Ricordate Nietzsche? Ebbene se Acuta è perennemente in conflitto con gli altri – e anzi il conflitto lo ricerca, quasi ne avesse una dipendenza morbosa – chi ha raggiunto le vette (o gli abissi) di Irta è in contrasto persino con se stesso.
Le vivide espressioni che Moretti utilizza per caratterizzare il segno ci restituiscono il ritratto di chi è affetto da «assalto per spirito di contraddizione» in tutta la sua tragica conflittualità: «Chi ha la scrittura Irta non sta nella via di mezzo, ma si caccia nell’esaltazione o nelle depressione e passa dall’una all’altra in modo repentino. [Ha] un’intelligenza che ha la mania della contraddizione, nella quale prova un gusto indicibile. Può su questo arrivare ad essere un genio con la probabilità e quasi direi la certezza di coltivare l’errore tanto è il gusto che prova a contraddire. Poi prova i rimorsi di coscienza che tuttavia non riescono a farlo ritornare nella resipiscenza, ma ad accentuarlo maggiormente nella contraddizione».
Il meccanismo perverso è chiaro. Più il soggetto si irrita più prova gusto nel contraddire, e quanto più si contraddice e indugia nei piaceri della polemica tanto maggiore è l’irritazione che ne ricava.
Per Moretti «tipi del genere sono inarrivabili […] nel cogliere la parte vulnerabile dell’avversario, per imbarazzare, per giocare di furberia e per dilettarsi del successo ottenuto. Assieme a tutto questo hanno tutti i contorni e tutti i sollecitanti per lo scopo: quindi gelosie, invidie, suscettibilità, permalosità, testardaggini, etc.».
Insomma, almeno secondo la grafologia morettiana, siamo molto vicini a quello che potremmo definire, a voler essere generosi, l’archetipo della “brutta persona”, e a voler essere più maliziosi il prototipo dell’individuo “in odore di sociopatia e psicopatia” (e se si tratti o meno di un’allucinazione olfattiva è un problema che lasciamo volentieri a chi se ne occupa di professione)(12).
Nel momento in cui scrivo le elezioni americane non hanno ancora un vincitore, anche se Clinton ha il favore dei sondaggi (13), ma comunque vada sottovalutare il malvagio Donald sarebbe un clamoroso errore. La «rara acutezza mentale […] nel ragionare e nel demolire le tesi altrui», l’«abilità nel contraddire e nel contestare giocando di sofisma», l’«acutezza capace di sottigliezze di cui non sono capaci altri dotati di maggiore ampiezza e profondità di coscienza» non ne faranno per certo il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America ma lo qualificano comunque come un individuo temibile, che qualcuno potrebbe definire persino pericoloso (14). Un genio certamente, ma un genio del male, la cui caratteristica più marcata è una folle – essa sì – ostilità a priori contro tutto e tutti, e forse persino contro se stesso.
Post scriptum
In tutto l’articolo ho preso in considerazione la sola sottoscrizione di Trump, in quanto lo stampatello (in genere e nello specifico), non presenta caratteristiche di “grafologabilità” non risultando sufficientemente personalizzato. È inevitabile tuttavia, ed è di facile riscontro, che alcuni dei segni grafologici che Trump manifesta nella firma siano presenti anche nel suo script.
Note
(2) Questa la sua situazione nel 1890, quando viene ricoverato alla Clinica Neuropsichiatrica di Jena: «non ha coscienza di dove si trova né del tempo. Talvolta si mette a parlare in italiano o in francese. Fuma una quantità enorme di sigari, si imbratta spesso di urina e di feci, e in alcune occasioni beve urina dal vaso. Ha frequenti crisi di collera e continua a sentirsi questo o quel personaggio, per esempio Guglielmo IV o Wagner. Paventa attentati da parte dei potenti».
(7) Per cui si rimanda sia a Girolamo Moretti, Trattato di grafologia. Intelligenza-Sentimento, Messaggero, Padova, 2002, sia a una sua sintesi più moderna, Nazzareno Palaferri, L’indagine grafologica e il metodo morettiano, Messaggero, Padova, 2001.
(8) La distinzione tra Angoli A e Angoli B è in teoria più complessa ma in questa sede non è opportuno indulgere in ulteriori specificazioni per le quali rimandiamo a Nazzareno Palaferri, Dizionario grafologico morettiano, Libreria G. Moretti, Urbino, 2001, pp. 46-50.
(9) E in particolare al già citato Nazzareno Palaferri, L’indagine grafologica e il metodo morettiano, Messaggero, Padova, 2001.
(10) Il percorso esistenziale di Nietzsche, per cui si rimanda al testo e alla nota 2, è perfettamente in linea con questa tesi. Si tratterebbe comunque di un “single case study”, che in quanto tale ha un potere di validazione alquanto ridotto.
(12) A giudicare dargli articoli che si trovano in rete il problema sembrerebbe tutt’altro che insolubile. Si vedano in particolare (12a) e (12b).
(14) Per non appesantire l’articolo, che abbonda di citazioni, ho preferito omettere i singoli riferimenti bibliografici di ambito grafologico. Con l’eccezione delle notazioni sulle grafologia francese, che rimandano a Jules Crépieux-Jamin, ABC della grafologia, Messaggero, Padova, 2001, le altre citazioni sono tratte esclusivamente dalle seguenti opere, già menzionate: Girolamo Moretti, Trattato di grafologia. Intelligenza-Sentimento, Messaggero, Padova, 2002; Nazzareno Palaferri, L’indagine grafologica e il metodo morettiano, Messaggero, Padova, 2001; Nazzareno Palaferri, Dizionario grafologico morettiano, Libreria G. Moretti, Urbino, 2001. All’inizio dell’articolo si cita anche Girolamo Moretti, I grandi dalla scrittura, Messaggero, Padova, 2009.